Una corsa contro il tempo
Sono decenni ormai che il mondo scientifico dice chiaramente chese non si fa nulla per contrastare il riscaldamento globale gli scenari futuri saranno da incubo.
Ora, finito il tempo delle raccomandazioni, volutamente ignorate, lancia un ultimatum e all’uomo non resta che una corsa contro il tempo: dieci anni per salvare il pianeta.
Pertanto, non c’è più tempo a disposizione per frenare o arginare il riscaldamento globale, ma non possiamo arrenderci! La sfida è enorme e, nonostante tutto, deve essere affrontata: i governi, le grandi aziende devono agire in fretta e con grande urgenza.
Tutti noi abbiamo un ruolo.
Bisogna capire che ognuno di noi deve fare ciò che è in suo potere “per cambiare la rotta” e cercare di evitare che i bambini di oggi vivano appieno questa catastrofe e si tratta dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Eppure, molti continuano a pensare che sia una sciocchezza, che non è vero nulla, che sono vere e proprie invenzioni create per far sorgere nelle persone paure ataviche, angosce, spavento infondato e portano a loro supporto teorie fondate sul fatto che nella storia della Terra ci sono sempre state ere glaciali intervallate da ere interglaciali.
L’allarme arriva non da persone sprovvedute, ma da climatologi di fama mondiale e dall’ultimo “report dell’Intergovernmental panelon climate change”, noto come “report delI’Ipcc”, ossia il foro delle Nazioni Unite composto da ricercatori impegnati a studiare l’aumento delle temperature provocato dall’attività umana.
Costoro, senza possibilità di equivoco,sostengono che, per contenere il riscaldamento, le emissioni di anidride carbonica dovrebbero diminuire del 45% rispetto alla quantità emessa nel 2010.
Avvertono che è necessario agire subito e in modo drastico, perché non c’è più tempo per ignorare il problema o far finta di nulla.
Le temperature si sono alzate di 1°C rispetto alla metà dell’Ottocento e se non si riducono in modo repentino le emissioni di gas serra e, quindi, di anidride carbonica emessa con la combustione di fonti fossili, il limite di +1,5°C sarà raggiunto tra il 2030 e il 2052.
Superare questo limite, considerato dalla scienza “il punto di non ritorno”,significa mettere a serio rischio la sopravvivenza della specie umana.
Il pianeta Terra ha circa 4600 milioni di anni, un tempo lunghissimo e difficile da concepire per una persona normale.
Se proviamo a ridurre quest’arco di tempo a un periodo di 46 anni, periodo più accessibile e facile da capire, possiamo dire che l’uomo moderno è sulla scena da solo 4 ore e chela Rivoluzione industriale è cominciata solo un minuto fa.
In questi 60 secondi di tempo biologico, l’uomo si è moltiplicato su scala catastrofica, ha saccheggiato il pianeta alla ricerca di combustibile e di materie prime, ha provocato l’estinzione di innumerevoli specie animali e vegetali ed ora sta per provocare la sua stessa estinzione, perché non si preoccupa dei propri figli o nipoti, che si troveranno di fronte a problemi irreversibili.
A quest’uomo insensibile, irresponsabile, incosciente bisognerebbe far capire che la Terra è la dimora più preziosa che possa esistere, che è la dimora che merita tutta la sua attenzione e il suo amore e che ora, più che mai, per essere salvata dalle scelte scellerate perpetrate nel tempo, ha bisogno di cure buone, mirate, di sicura riuscita.
Per fare ciò non bisogna perdere tempo. Credo che sia necessario far capire anche alle persone più insensibili che la preziosa dimora che abbiamo ereditato e che oggi è in serio pericolo, ha bisogno di tutta la nostra inventiva, di tutta la nostra intelligenza, di tutto il nostro coraggio, di tutta la generosità di cui l’uomo è capace per salvarla dalla degradazione, dalla distruzione, dall’agonia a cui è destinata inevitabilmente se non si interviene repentinamente e in modo consapevole.
Si potrebbe obiettare che sono parole belle, ma che lasciano il tempo che trovano.
Io penso, invece, che ogni parte, anche apparentemente insignificante, della Terra è sacra, che ogni ago scintillante di pino, ogni granello di sabbia, ogni albero, ogni fiume, ogni insetto dovrebbe essere sacro alla memoria e all’esperienza degli uomini e come tale degno di rispetto e di ammirazione.
Basterebbe che ognuno di noi, anche nel nostro piccolo,cominciasse a cambiare le abitudini, cominciasse ad essere più responsabile e consapevole e la rotta potrebbe iniziare ad invertirsi.
Bisognerebbe educare le nuove generazioni a saper attuare le scelte giuste, bisognerebbe insegnare loro a saper amare l’aria, l’acqua, la terra, la natura nel suo insieme, bisognerebbe leggere loro le bellissime e sempre attuali parole pronunciate da un capo indiano nel 1854, quando, rispondendo al presidente degli Stati Uniti che gli chiedeva di comprare le sue terre, precisava : “Come si può comprare o vendere il cielo, il calore della terra, la freschezza dell’aria, il luccichio dell’acqua? …..Se vi diamo la nostra terra, dovete insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli e i vostri e dovete perciò trattare i fiumi con la gentilezza con cui trattereste un fratello..”.
Il discorso terminava con la consapevolezza che l’uomo bianco non avrebbe mai compreso questi principi, che per lui una terra vale l’altra e che la sua avidità avrebbe divorato la terra lasciandosi dietro soltanto un deserto.
Tutte queste cose sono avvenute, nonostante l’uomo bianco sia stato avvisato e non si riesce a capire perché, ancora oggi, non se ne renda conto e non ne capisca la gravità.
A noi piace terminare con le parole stupende ed indimenticabili del citato capo indiano che si definisce un selvaggio e non può capire che l’uomo bianco tratta la terra come una cosa che si può comprare o vendere, che non esiste un luogo tranquillo nelle sue città in cui ascoltare il rumore delle foglie, il mormorio delle acque o il fruscio delle ali degli insetti in primavera.
A quest’uomo che non capisce che l’aria è preziosa per il pellerossa perché tutte le cose respirano, l’animale, l’albero, l’uomo, bisognerebbe ricordare che è necessario intraprendere strategie nuove, percorsi in grado di ridurre l’inquinamento, puntando con forza sulle energie rinnovabili (solare,eolica,geotermica..), sulla mobilità elettrica, sul riciclo dei rifiuti.
Basterebbe mettere in pratica strategie in grado di produrre meno anidride carbonica e rimuovere quella già emessa in atmosfera, attraverso soluzioni semplici e naturali come piantare nuovi alberi, ovvero riforestare e creare impianti nuovi per la cattura, lo stoccaggio in depositi sotterranei e la riconversione della Co2.
In Italia il programma del ministro all’Ambiente Sergio Costa è eccellente, speriamo che venga realizzato, poiché questa è la più grande emergenza che l’umanità abbia mai dovuto affrontare anche se non sembra capirne la gravità e la portata.
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