La Ciociaria non può morire di mal d’aria. Inceneritore San Vittore

Il 15 aprile 2017 “FARE VERDE”, associazione ambientalista, lanciava un allarme, scrivendo: “La provincia ciociara sta morendo a causa dell’inquinamento ambientale”, “La Ciociaria non può morire di mal d’aria per colpa di politici che ostentano onestà”.

Le relazioni dell’ARPA (Agenzia regionale per l’ambiente del Lazio) puntualizzavano, ripetutamente, “…troppe emissioni dall’inceneritore di San Vittore…”, “La concentrazione del parametro di mercurio è 120 volte superiore ai limiti di legge…”.

L’inceneritore di San Vittore, in provincia di Frosinone, come sanno bene gli abitanti del luogo, è in funzione dal 2002 ed è costituito da 3 linee per lo smaltimento dei rifiuti, ciascuna delle quali ha una potenza tecnica installata superiore a 50MWt .

Già dal 2012 venivano rilevati seri pericoli che andavano dalla mancata caratterizzazione del CDR (combustibile derivato dai rifiuti) in ingresso all’impianto (con gravi rischi connessi all’ambiente e alla salute dei cittadini), alle misteriose interruzioni per i lavori di manutenzione di alcune linee proprio nei giorni in cui erano previsti i monitoraggi sulle emissioni, fondamentali per conoscere il reale livello di inquinamento ambientale, alla classificazione erronea di prodotti in uscita dopo la combustione, tali da tramutare i rifiuti pericolosi in rifiuti non pericolosi.

Tutte queste ragioni spinsero alcuni deputati del M5s della Commissione Ambiente a richiedere all’ARPA gli accertamenti e i controlli necessari, depositando, presso gli uffici del Parlamento, una interrogazione che richiedeva una risposta scritta.

Dalle rilevazioni redatte dall’ARPA LAZIO, sempre dal 2012, inoltre, si richiamava l’attenzione su un’allarmante verità, ossia che fra i cittadini residenti nel territorio intorno all’inceneritore si notava un “aumento significativo di ospedalizzazione, riguardo alle malattie dell’apparato respiratorio, rispetto ai residenti in aree meno esposte”.

Da tali relazioni si apprendeva che la concentrazione del parametro di mercurio era ben 120 volte superiore ai limiti di legge e si metteva in evidenza che proprio nei giorni in cui erano previsti i monitoraggi sulle emissioni, fondamentali per conoscere il reale livello di inquinamento ambientale, si verificavano misteriose interruzioni per lavori di manutenzione di alcune linee.

L’Azienda ARIA (Acea Risorse e impianti per l’Ambiente) che gestisce l’impianto ogni anno pubblica, sul proprio sito, la documentazione in cui ribadisce, di volta in volta, che la gestione dell’impianto ha come fine “…la valorizzazione dell’ambiente e della salute dei cittadini, oltre alla prevenzione dell’inquinamento”.

Tutto ciò fa capire che si continua a perpetrare la voglia di coprire dati necessari al controllo dell’inquinamento con gravi rischi per l’ambiente e la salute dei cittadini e si continua, deliberatamente, a nascondere il danno e l’estrema leggerezza con cui viene gestito il materiale destinato alla combustione.

Ciò premesso, si può facilmente capire la rabbia e il risentimento delle persone che abitano nelle contrade e nei paesi circostanti l’ubicazione dell’inceneritore, che, a gran voce, chiedono che il Ministero dell’ambiente disponga verifiche e controlli seri anche da parte del personale del C.C.T.A. (Comando Carabinieri tutela ambientale) ai sensi dell’art. 197, comma 4, del Decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, sullo stato di inquinamento in loco.

Gli abitanti menzionati, ma anche tutti i cittadini interessati, si chiedono cosa stanno facendo i politici della città di Cassino e dei paesi limitrofi e per quale motivo continuano ad ignorare un problema grave come questo e per quale inspiegabile motivo continuano a tacere.

Eppure, il loro compito, dopo essere stati eletti, dovrebbe essere proprio quello di tenere “a cuore” la salute dei propri cittadini, ma preferiscono restare nel loro “beato Limbo”, limitandosi a scaldare le poltrone e lasciando che tutto “scorra serenamente”, pronti, però, ad un brusco risveglio qualche mese prima dello scadere del quinto anno del loro mandato.

Prof.ssa Leonarda Oliva

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