Un giudizio obiettivo sulla FLAT TAX
Nella infuocata campagna elettorale che si sta consumando nelle ultime settimane, alcuni politici promettono un modello di tassazione che prevede un’unica aliquota, qualunque sia il reddito.
Molti sembrano riempirsi la bocca pronunciando la ormai nota espressione Flat Tax, espressione inglese che si può tradurre con il corrispondente italiano: “tassa fissa”, “tassa forfettaria”, “tassa piatta”.
In base a questo modello fiscale, indipendentemente dal loro ammontare, ai redditi dei cittadini verrebbe applicata un’unica aliquota.
In poche parole, ognuno verserebbe nelle casse dello Stato la stessa percentuale sul reddito, familiare o d’impresa, dichiarati ogni anno al Fisco, compresi quelli più elevati.
Il nuovo modello fiscale proposto è proporzionale e non progressivo, ciò significa che l’imposta non aumenterebbe con l’aumento della ricchezza, ma resterebbe fissa.
La proposta, a prima vista nuova, fu lanciata, in realtà, già nel 1994 dallo stesso Berlusconi, che, non si sa perché, non l’attuò mai.
A distanza di più di un ventennio il leader del Centrodestra la rilancia, giurando che sia l’unico escamotage capace di far ripartire l’economia italiana.
Oggi questo sistema di tassazione sembra la chiave di volta che reggerà la coalizione di Centrodestra formata da Berlusconi-Salvini-Meloni, anche se l’uno la fissa al 23% l’altro al 15%.
L’introduzione della flat tax, in teoria, dovrebbe essere la panacea di cui l’Italia oggi ha tanto bisogno perché dovrebbe ridurre l’evasione fiscale.
I cittadini, in poche parole, sarebbero incentivati a pagare le tasse, perché contenute. Inoltre, un’aliquota non elevata e non progressiva dovrebbe avere anche altri importanti risultati positivi, come indurre le aziende ad investire, creando nuovi posti di lavoro.
Sembrerebbe una proposta fiscale che potrebbe creare entusiasmo ed euforia immediata, ma che lo stesso ministro dell’economia Padoan boccia inesorabilmente.
Dove si troverebbero, infatti, le decine e decine di miliardi che oggi entrano nelle casse dello Stato?
Le minori entrate comporterebbero, come prima conseguenza, un taglio inesorabile dei servizi e non vi sarebbero più detrazioni a seconda, per esempio, del numero dei figli e delle spese mediche.
In ogni caso, il ragionamento, come afferma anche Luigi Marattin dell’Università di Bologna, è, comunque, sbagliato perché l’emersione del sommerso vale per le imposte dove è concentrata l’evasione e l’elusione.
In Italia si tratta soprattutto dell’IVA che sembra nascondere più di 100 miliardi di evasione.
La flat tax invece riguarda l’Irpef, un’imposta i cui contribuenti, per circa il 90%, sono costituiti da lavoratori dipendenti e pensionati, ossia contribuenti che non possono evadere, poiché le trattenute vengono fatte direttamente in busta paga. Quindi, la magia dell’emersione del sommerso sarebbe per lo più insignificante.
Si potrebbe obiettare che la flat tax è una modalità molto diffusa nell’Europa dell’Est, come nella ex Unione Sovietica, ma non bisogna dimenticare che nei Paesi Baltici è applicata un’aliquota molto alta, in Lituania è addirittura al 33% e in Lettonia al 25%.
Solo in Albania e in Bulgaria, tra i Paesi in cui è applicato questo modello fiscale, l’aliquota è più bassa, ossia al 10%.
Dobbiamo, dunque, dire che è tutto un imbroglio? Che è solo un modo poco leale di fare politica?
Non dobbiamo dimenticare le conclusioni a cui giunse Nicola Rossi che, dopo un approfondito studio, scrisse in un articolo pubblicato su il Sole 24 Ore del giugno 2017 “….Tra i Paesi che hanno adottato la flat tax non c’è uno dei grandi Paesi occidentali”.
A questo punto sorge d’obbligo una domanda: e se il sistema fiscale, di cui è difficile immaginare gli effetti su un’economia debole come quella italiana, non funzionasse, quale sarebbe il nostro destino?
Non si dovrebbe dimenticare, inoltre, che l’articolo 53 della Costituzione italiana, posto nella Sez. “Diritti e doveri dei cittadini” recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
In parole semplici, si afferma che il modello fiscale a cui fa riferimento la nostra Costituzione, si basa sulla progressività delle imposte dichiarate. Non essendo la flat tax progressiva, ci deve essere riconosciuto il dubbio sulla sua costituzionalità.
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