La forza di un sogno. La Storia di Iqbal
Sull’onda fluida ed avvincente della prosa di uno scrittore contemporaneo, Francesco D’Adamo, ho avuto modo di leggere il suo romanzo “Storia di Iqbal” e di presenziare alla presentazione dello stesso presso il Primo Istituto Comprensivo di Cassino.
Protagonisti in assoluto sono stati gli alunni delle classi 5A, 5B della Scuola primaria e delle classi 1A, 2H, 3B,3E,3I della Scuola secondaria che, riuniti nell’Aula Magna in religioso silenzio, hanno ascoltato con interesse l’autore e poi hanno posto domande, cercando di soddisfare le proprie curiosità.
Alla fine, uno alla volta, con grande gioia e soddisfazione, ha chiesto ed ottenuto un autografo sul proprio libro.
Il romanzo, che è piaciuto molto agli allievi facenti parte del progetto continuità “Piccoli lettori in erba”, si ispira ad una storia vera, quella di Iqbal Mashir, che venne assassinato in Pakistan a soli tredici anni dalla “mafia dei tappeti” per aver avuto il coraggio di denunciare un suo ex padrone e aver contribuito a far chiudere alcune fabbriche clandestine, dove lavoravano, schiavi come lui, molti bambini.
Il libro, avvincente e commovente allo stesso tempo, come hanno precisato gli alunni dell’Istituto comprensivo, narra la faticosa e lunga lotta per la conquista della libertà materiale e morale dei diseredati nel mondo e della ribellione contro i troppo potenti, i troppo ricchi per essere toccati.
Il racconto che ha fatto tanto sognare i piccoli lettori, oltre a contenere una denuncia forte, vuole essere anche una storia di speranza, di libertà, di aquiloni, di desiderio di un mondo migliore.
Iqbal, il bambino diventato il simbolo della lotta contro lo sfruttamento minorile, infatti, non scompare con la sua morte fisica, ma continua a vivere nella mente e nel cuore di molti altri ragazzi che, a testa alta, continuano a gridare che nessuno al mondo deve essere reso schiavo.
La storia del suo coraggio, il coraggio di un ragazzo, poco più che bambino e della forza del suo sogno, continuerà nel tempo perché nessun ostacolo potrà mai fermarla.
Si tratta, come si può facilmente capire, di un libro di narrativa per le scuole elementari e medie, ma ventila problematiche sociali e culturali che non possono non interessare la società nel suo insieme.
La storia di Iqbal, ucciso barbaramente, non può non porre interrogativi inquietanti in ogni uomo.
In ambito educativo gli adolescenti restano emozionati dalle vicende e dalle peripezie del protagonista nella sua lotta contro lo sfruttamento schiavistico dei ragazzi del suo Paese e, al tempo stesso, sono indotti a riflettere che nei Paesi in via di sviluppo il rispetto della persona umana in età adolescenziale e il suo libero sviluppo in una società giusta ed equa sono ancora ben lontani dall’essere conquistati.
Con l’aiuto dell’insegnante di storia e di geografia, i ragazzi possono operare opportuni confronti con quanto accadeva nella società italiana ed europea nella Seconda metà del secolo Diciannovesimo e l’inizio del Ventesimo.
Chi non ricorda quadri di artisti che raffiguravano fanciulli sfruttati barbaramente nelle miniere di carbone nel bacino del Belgio ad esempio, o nelle miniere dello zolfo in Sicilia?
Anche la letteratura degli scrittori veristi ha descritto con commossa partecipazione sentimentale la triste sorte del lavoro minorile nelle fabbriche del nord Italia e nelle miniere del sud.
Le novelle verghiane di “Vita nei campi” mettono in luce ampiamente esempi tragici dello sfruttamento minorile.
In sede didattica ed educativa, a noi sembra opportuno che il dovere principale dell’insegnante sia quello non solo di far notare che esistono ancora nei Paesi del cosiddetto Terzo Mondo luoghi e modi di sfruttamento feroci del lavoro minorile, ma soprattutto di evidenziare che ciò accade oggi, alle soglie del terzo Millennio, all’apice di un progresso fatto di mas media, internet, di cellulari portatili; un mondo dove tutti i giorni si discute del rispetto e della dignità umana, della salvaguardia del diritto del fanciullo e dell’adolescente, della tutela della loro integrità fisica e morale.
Belle parole queste che però nascondono delle realtà ben diverse che sovente vengono alla luce in reportage, in documentari e in alcuni romanzi.
È questo il caso di Francesco D’Adamo che con perizia e partecipazione umana ha sollevato il velo di una realtà tragica auspicandone tuttavia il riscatto e la redenzione.
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