Acqua pubblica e aumento di mq della prima fascia
L’acqua è un bene comune naturale e un diritto umano universale.
La disponibilità e l’accesso individuale e collettivo all’acqua potabile, in attuazione dei principi costituzionali, sono garantiti in quanto diritti inalienabili e inviolabili della persona.
L’acqua è un bene finito, indispensabile e necessario all’esistenza di tutti gli esseri viventi.
Anche la nostra città, come altri Comuni italiani, deve organizzarsi al meglio per gestire il servizio idrico sul proprio territorio.
In forza del referendum del 2011, in cui il 54% degli italiani ha votato contro la privatizzazione del bene primario acqua, bisogna creare le condizioni per predisporre una struttura organizzativa che, attuando criteri di efficienza, di efficacia e di economicità (legge 5 gennaio 1994, n. 36 art. 9 comma 4 – legge Galli), possa gestire al meglio tutte nostre infrastrutture idriche comunali.
Fino a pochi anni fa ci trovavamo in una situazione alquanto paradossale, infatti gli abitanti della nostra città ingiustamente ed incostituzionalmente erano classificati in due diverse tipologie: cittadini di serie A e cittadini di serie B!
Infatti quelli che abitano nelle periferie erano costretti a pagare quasi il triplo del costo al m3 di acqua rispetto a quelli del centro città.
Da ormai qualche tempo anche i cittadini del centro pagano le stesse tariffe.
Ad oggi tutti i cittadini di Cassino sono costretti a subire le altissime tariffe di Acea.
Terminiamo i rapporti con Acea Ato 5 S.p.a.
La società in questione è inadempiente per tante cose:
- l’acqua non arriva nei giusti modi a molte delle nostre periferie (viene meno un impegno contrattuale);
- ci sono continue rotture delle tubature, sintomo che dovrebbero essere sostituite (viene meno un impegno contrattuale);
- la qualità dell’acqua molto spesso non è delle migliori (viene meno un impegno contrattuale);
Questi sono solo alcuni dei motivi di inadempienza che potrebbero essere usati per liberarci da un mostro come Acea Ato 5 S.p.a.
La proposta. Crediamo (e ci impegneremo a farlo) che il servizio di gestione delle infrastrutture idriche possa e debba essere gestito dai cassinati!
Immaginiamo una società non lucrativa creata ad hoc, magari anche a quota di capitale pubblico (51% Comune di Cassino), in cui far confluire gli attuali dipendenti in forza alla sede di Cassino di Acea S.p.a. che hanno accumulato il giusto know how e assumere il personale – sempre di Cassino – per la gestione amministrativa.
ABC CASSINO (le cui tre lettere iniziali stanno ad abbreviare la dicitura ACQUA BENE COMUNE) dovrà essere una società i cui introiti proverranno dal canone idrico annuale pagato dai cittadini.
L’importo di tale canone, in ogni caso non superiore a quello che oggi pagano i cittadini del centro di Cassino, verrà calcolato in base alle spese provenienti dal pagamento degli stipendi ai lavoratori, alle spese per la gestione e la riqualificazione delle condotte idriche, alle spese per la verifica della qualità dell’acqua e alle eventuali spese per l’ampliamento della rete idrica.
Una quota degli introiti verrà destinata all’Ente per lo svolgimento di altri servizi.
Siamo consapevoli che per arrivare all’auspicabile obiettivo su indicato ci sarà da lottare molto e sarà necessario mettere d’accordo la maggioranza dei sindaci della provincia di Frosinone ma noi ci impegnamo a intraprendere tale percorso.
Nel frattempo, con urgenza, chiederemo ad Acea di aumentare la soglia della prima fascia dagli attuali 108 mq a 150 mq.
In tal modo la maggior parte delle famiglie avranno un risparmio considerevole fin da subito.
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