Vittorio-Veneto dopo un secolo di evoluzione storica
Dopo un anno di furiosi combattimenti seguiti alla grave sconfitta di Caporetto (ottobre 1917), e precisamente il 4 novembre 1918, il capo di Stato maggiore Armando Diaz detta il bollettino di guerra e inneggia alla vittoria strepitosa delle armi italiane su quelle nemiche dell’esercito austro-ungarico; proclama la fine della guerra e dà gli ordini per l’espletamento delle ultime formalità belliche alle quali i vinti erano obbligati ad attenersi: prima fra tutte la consegna dei prigionieri.
La vittoria definitiva inebria il cuore del popolo italiano e fa dimenticare i sacrifici immani che il Paese ha dovuto affrontare in tre anni di aspri combattimenti.
Ma le cifre dei caduti non si possono cancellare, come non si possono dimenticare i feriti ed i mutilati che peseranno non poco sul bilancio dello Stato, che dovrà loro corrispondere trattamenti pensionistici ed indennità varie. Così pure c’è l’obbligo di calcolare i danni di guerra nei paesi saccheggiati e distrutti durante gli eventi bellici.
I vantaggi della vittoria sono quantificati nell’ampliamento territoriale con Trieste e L’Istria, con il Trentino Alto-Adige e la città di Fiume, anche se il possesso effettivo di quest’ultima verrà definitivamente sancito qualche anno più tardi, nonostante il tentativo fallito di Gabriele D’Annunzio con i suoi legionari.
E’ stato detto che i tre anni della Grande guerra (1915-1918) non hanno solamente inebriato gli animi dopo la vittoria ma hanno anche determinato un movimento di pensiero che ben presto risulterà dannoso per gli sviluppi storico-politici degli anni immediatamente successivi.
L’esito vittorioso della guerra andò ad incrementare il movimento politico nazionalista all’interno del quale ebbe rapida ascesa il partito fascista fondato da Benito Mussolini, che, dopo pochi anni dalla fine del conflitto (quattro per l’esattezza), conquistò il potere dello Stato iniziando il ben noto periodo storico del Ventennio, che si concluderà tragicamente con la Seconda guerra mondiale.
La maggior parte dei militanti nelle “camicie nere” era, infatti, formata da reduci di guerra senza scrupoli e avvezzi alla violenza.
Tra qualche giorno cade il primo centenario del trionfo di Vittorio-Veneto: la storia ha tirato le somme di quanto accadde in quel periodo ed ha espresso il suo giudizio obiettivo e definitivo che non pare del tutto positivo.
La monarchia Sabauda con l’esito vittorioso della Prima guerra mondiale portò a termine l’ideale dei patrioti del Risorgimento di unificare l’Italia e di liberarla dall’asservimento all’Impero austro-ungarico.
L’esito fu positivo in tale prospettiva, e perciò si parla anche di quarta guerra di Indipendenza con riferimento alla Grande guerra.
Ma poi quella stessa monarchia si lasciò irretire da sogni nazionalistici di dominio e di potenza durante il Ventennio mussoliniano che determinarono la rovina dell’Italia e la sua caduta.
La partecipazione alla Prima guerra mondiale fu sentita dalla maggior parte del popolo italiano ed i favorevoli erano sicuramente superiori di numero ai contrari e fu questa, a nostro giudizio, la causa principale della vittoria finale: viceversa la Seconda guerra mondiale fu decisa nelle stanze del potere e la sua proclamazione fu uno schiaffo sul viso di milioni di cittadini.
Noi moderni, figli della mentalità democratica e della libera decisione popolare sul piano elettorale, ci rendiamo perfettamente conto degli ostacoli che la storia ha dovuto superare ed abbattere per arrivare alla conquista definitiva della libertà.
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