Ue, l’accordo all’anno zero. Mantenere fede al programma e rigettare il mes.

Ue, l’accordo all’anno zero. Mantenere fede al programma e rigettare il mes. Non dobbiamo continuare a consegnare i nostri debiti nelle mani di altri Paesi che prima o poi vantando crediti nei nostri confronti potranno imporci le loro direttive.

In questi giorni ho avuto un po’ più di tempo per approfondire la questione legata al MES (possibile attivazione dell’Italia per avere 30 mld di €) ed alle condizionalità che, una volta attivato, potrà imporre.

Si tratta di uno strumento fondato, anche grazie a molte scelte scellerate di alcuni nostri politici, che potrà prestare soldi solo a rigide condizioni.

E’ stato istituito nel 2012 mediante un trattato intergovernativo al di fuori del quadro giuridico della UE.

Inoltre le decisioni potranno essere prese e cambiate da un “consiglio di amministrazione” anche con effetto retroattivo. 

Penso che prendere i 30 mld, anche a pochissime condizioni (in famosa modalità light), per noi italiani sarebbe un ulteriore rischio in quanto in ogni caso sarebbero soldi da restituire con gli interessi e, in più, significherebbe consegnare nelle mani di un organismo a cui non siamo simpaticissimi una scure da usare in ogni momento. 

Si, perché tra qualche anno qualcuno potrebbe svegliarsi e chiedere il rientro di quei soldi a condizioni stringenti. 

Non dobbiamo dimenticare che molte infrastrutture greche sono diventate tedesche a causa del mes che hanno attivato per far fronte alla crisi di un lustro fa.

Io non sono un economista e non mi posso spingere oltre se non tentare di trasmettere una mia personale sensazione data da quel po che ho letto, ma qui di seguito riporto l’appello di 101 economisti (a cui si sono aggiunti altri e tra cui ci sono anche due illustri professori di Cassino), anche loro contrari al MES, che spero vogliate leggere attentamente valutando i particolari e molto significativi termini che usano.

 

Appello dei 101 economisti a cui se ne stanno aggiungendo tanti altri

L’accordo raggiunto dall’Eurogruppo il 9 aprile scorso sugli interventi europei per fronteggiare la pandemia e le sue gravissime conseguenze economiche è insufficiente, prefigura strumenti inadatti e segna una continuità preoccupante con le scelte politiche che hanno fatto dell’eurozona l’area avanzata a più bassa crescita nel mondo.

Non prende atto dell’eccezionalità della situazione, senza precedenti almeno nell’ultimo secolo, né del fatto che questo sconvolge i paradigmi che hanno guidato la politica economica negli ultimi decenni.

Tra i ministri delle Finanze sembra prevalere l’idea che quanto sta accadendo possa essere circoscritto nel tempo a una parentesi relativamente breve, chiusa la quale si possa tornare senza problemi a comportarsi come prima. Non è così, come ha ben spiegato una personalità di riconosciuta competenza come l’ex presidente della Bce Mario Draghi.

L’eccezionalità delle circostanze dovrebbe far prendere in esame provvedimenti eccezionali, che dovrebbero avere almeno due caratteristiche essenziali:

– essere attivabili in tempi il più possibile brevi;
– ridurre al minimo possibile l’aumento dell’indebitamento degli Stati, già destinato inevitabilmente a crescere per finanziare gli interventi indifferibili per ridurre i danni della crisi.

La sola opzione che risponda a questi due requisiti è il finanziamento monetario di una parte rilevante delle spese necessarie da parte della Banca centrale europea. Si tratta di una opzione esplicitamente vietata dai Trattati europei. Ma anche i trattati, in caso di necessità, possono essere sospesi nel rispetto del diritto internazionale e questo è oltretutto già avvenuto.

La monetizzazione di spese giudicate inderogabili non è una procedura inusitata. È stata appena formalizzata nel Regno Unito, mentre le più importanti banche centrali del mondo – Federal Reserve e Bank of Japan – la praticano di fatto. In Italia viene ormai proposta da economisti dei più diversi orientamenti: è raro che una proposta venga condivisa da diverse scuole di pensiero.

Al prossimo Consiglio dei capi di Stato e di governo, che dovrebbe ratificare l’accordo dell’Eurogruppo, l’Italia dovrebbe invece rigettarlo, e proporre che la parte più importante degli interventi anti-crisi, il cui volume dovrebbe raddoppiare per estendersi almeno al prossimo anno, sia attuata con un intervento della Banca centrale europea.

In caso di rifiuto da parte degli altri partner, la strada meno dannosa sarebbe quella di dare seguito a ciò che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto di recente: per questa emergenza, “Faremo da soli”.

Facciamo come hanno fatto i nostri nonni dopo la II Guerra Mondiale. Facciamo da soli.

Infine il mio appello va a tutte quelle forze politiche che in campagna elettorale presentarono i propri programmi contrari al Mes. A loro vorrei chiedere di voler essere coerenti, almeno su qualche punto…

 

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