Natale tra tradizione e innovazione

Tra qualche giorno festeggeremo il Santo Natale, che in ogni parte del mondo assume un profondo significato di raccoglimento familiare: è la festa dell’intimità domestica che spinge amici e parenti nella calda atmosfera della casa, mentre fuori imperversa il freddo e la neve.

Per il credente è l’anniversario dell’incarnazione del Verbo nella persona del Figlio destinato a redimere l’umanità dal peccato e ad avviarla verso la salvezza.

Questa festa già da tempi remoti è arricchita di significati e di simboli, come l’albero di Natale sfavillante di luci e il presepe che è la copia di un piccolo borgo con strade, piazze e bianche case immerse nel verde. Alla fine del secolo diciottesimo il santo napoletano Giovanni Maria Dei Liquori compose delle canzoni caratteristiche (“Tu scendi dalle stelle”) che si sono diffuse a macchia d’olio in tutta Europa e in altre parti del mondo.

Tutto questo e altro ancora ha contribuito a rafforzare una tradizione fatta di semplicità e di devozione, di curiosità e di raccoglimento, di partecipazione e di gioia.

Tale tradizione oggi trova non pochi intoppi da parte di individui che vorrebbero stravolgerla e annullarla.

Qualcuno, seduto in cattedra, sostituisce i canti religiosi con le filastrocche del Rodari, altri sostituiscono la “Festa del Natale” con la “Festa dell’inverno” nel timore di urtare chi non ha la nostra stessa fede religiosa, altri ancora, nel silenzio, hanno rinunciato da tempo al presepe e all’albero, simboli non solo religiosi, ma anche messaggi di amore, di pace universale, di accoglienza.

E’ risaputo ciò che è successo e che continua a succedere in molte scuole italiane. 

Nella scuola elementare di Riviera del Brenta, in Veneto,  le insegnanti avevano deciso di togliere il nome di Gesù dalla canzone “Natale in allegria” per non offendere gli studenti non cattolici che frequentano l’Istituto, ma  hanno provocato la reazione dei bambini italiani, convinti che il protagonista della Natività non può essere escluso.

A Flero (provincia di Brescia) le maestre vietano ai bambini di cantare “Astro del ciel”, a Pontevico, altro comune della provincia di Brescia, sparisce il nome di Gesù da tutte le canzoni natalizie e la dirigente scolastica, P.Bellini, fa sostituire addirittura alcune parole della famosa canzone “Merry Christmas”: Il verso “canta perché è nato Gesù, per esempio,” viene sostituito con “canta perché è festa per te”.

Ci viene il dubbio che alcuni dirigenti ed insegnanti, troppo impegnati ad abbracciare i figli degli immigrati, dimenticano i figli nostri, strumentalizzano canzoni e spettacoli per bambini e ignorano volutamente la nostra storia e le nostre tradizioni.

Forse costoro non hanno capito che quel che sta capitando in quasi tutte le scuole italiane è un miracolo perché la scuola oggi è l’unico laboratorio di convivenza in grado di educare e formare la società multietnica futura.

Si tratta di episodi aberranti che purtroppo non rimangono isolati.

In più di un’occasione alcune persone si oppongono alla continuità delle tradizioni religiose italiane e del folclore che le accompagna, per non offendere quanti provengono da altri Paesi e si sono stabiliti nel nostro divenendo cittadini italiani. Io mi chiedo: “E’ possibile che vengano misconosciute le nostre tradizioni per un eccesso di rispetto verso un’esigua minoranza che appartiene ad altre tradizioni religiose?”

Per quanto so io, in altri Paesi sono presenti non pochi cittadini italiani, ma non è mai accaduto che i popoli ospitanti si siano uniformati al rispetto del credo religioso e delle tradizioni di costoro.

E che dire poi delle minoranze etniche di religione cattolica che vengono perseguitate con crudeltà? Noi siamo del parere che gli stranieri presenti nel nostro Paese debbano essere liberi di celebrare i loro riti religiosi, ma non per questo tutto un popolo deve rinnegare le proprie tradizioni e i simboli che da secoli vengono celebrati e perpetuati.

Coloro che con sciocca sicumera credono di rendersi paladini del rispetto altrui non dovrebbero dimenticare che sono cresciuti e sono stati educati secondo le tradizioni patrie, che dovrebbero difendere con dignità e continuità.

Prof.ssa Leonarda Oliva

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