“Avvocati per niente”: non una casta, ma un nobile esempio da incoraggiare

Nella società attuale esistono tante attività lavorative in campo medico, educativo, giurisprudenziale, assistenziale da considerare una vera e propria missione e non solamente lavoro a fine di lucro.

Tali attività richiedono, indistintamente, correttezza, responsabilità, onestà professionale, preparazione, oltre alla necessaria bravura che si acquista anche sul campo con il tempo.

Il medico che non cura bene il paziente può causargli conseguenze gravi, l’insegnante che non si accorge tempestivamente delle difficoltà di un giovane allievo può causargli problematiche altrettanto serie, un avvocato che non difende nel giusto modo un cliente può gettare nel panico il cittadino che, in buona fede, gli ha affidato la propria sorte mettendosi nelle sue mani.

La giustizia, per esempio, può diventare un “incubo”, come dice il direttore Sallusti, se un errore, un ritardo, una negligenza apportano difficoltà a persone che pensavano di [pullquote][/pullquote] ottenere giustizia almeno in un’aula di tribunale, a persone che pensavano che il tribunale fosse il “tempio” della giustizia. 

Oggi, purtroppo, i casi di scarsa attenzione sono in aumento e i clienti poco informati o molto impegnati sovente non se ne accorgono o, se anche se ne accorgono, non hanno possibilità di far sentire la propria voce, pena l’essere considerati poco desiderati. Eppure bisognerebbe fare di questo lavoro una missione, una missione quotidiana, che “prende anche il cuore”.

Sembra impossibile, ma, a volte, accade anche questo.

Esistono, infatti giovani professionisti, volontari del Foro, che, da soli o riuniti in associazioni nate “ad hoc”, hanno deciso di garantire un sostegno giuridico a chi non ha i mezzi per pagare la parcella. Sono i giovani che hanno deciso di aiutare i poveri, i lavoratori, le vittime della crisi, i senza dimora…gratuitamente. “Adempiere ai propri doveri professionali per i fini della Giustizia”: questa la formula del giuramento sottoscritto dagli avvocati freschi di esame di stato. Sono i “volontari del Foro” che, come già detto, hanno deciso di mettersi a disposizione dei poveri, degli stranieri discriminati, dei lavoratori, degli imprenditori risucchiati dalla crisi ed impossibilitati ad “accedere alla giustizia”, di chi non riesce a far valere i propri Diritti fondamentali, come l’assistenza sanitaria, la casa…..

Si tratta di un fenomeno, sorto in piccole realtà locali, ma che negli ultimi anni si è diffuso anche a livello nazionale. Esempio significativo di questa vocazione crescente è l’esperienza di “Avvocato di strada”, un progetto di volontariato che, nato nel 2000 a Bologna all’interno dell’associazione “Amici di Piazza Grande”, si è dato il nobile obiettivo di difendere i deboli, di farlo fino in fondo, senza mollarli a metà o abbandonarli al proprio destino. [pullquote][/pullquote]
Oggi gli “Avvocati di strada” hanno i loro sportelli in molte città italiane, da Bolzano a Siracusa, Roma, Napoli, Milano…

A Milano, nel 2002, è sorto un altro istituto: quello di un gruppo di avvocati che si sono conosciuti nella Caritas ambrosiana e che si sono chiamati “Avvocati per niente”. Attualmente il progetto è portato avanti da avvocati che si occupano di “vittime della crisi”, vittime che possono precipitare in una spirale pericolosa e che vengono assistiti gratis.

Le vittime giudiziarie, oggi, purtroppo, sono molte e ci vorrebbero maggiori Associazioni a tutela dei non-abbienti. I fondi che il Ministero della Giustizia utilizza sono insufficienti e spesso i giovani avvocati vengono pagati dopo molto tempo, anche a distanza di anni dalla prestazione, ma il nostro augurio è che la legge attuale sul gratuito patrocinio possa venire incontro anche ad altri, che si allarghi a tutte quelle categorie di “nuovi poveri”, come le famiglie monoreddito, lavoratori atipici, cassintegrati…, secondo le varie fasce di reddito.

L’importante è che alla base ci sia l’idea di “missione professionale” di chi ha deciso di voler dare un aiuto, un sostegno legale gratuito a chi non ha i mezzi economici e “culturali” per affrontare e cercare di risolvere i piccoli-grandi problemi quotidiani.

L’importante è che non si formi una casta, ma che i “volontari del Foro”, professionisti spesso molto giovani che sanno ascoltare il cuore, vengano presi come esempio e come modello. L’importante è che colui che sceglie questa professione, forse una delle più belle e delle più affascinanti, la senta come una vera vocazione e non come un lavoro “sic et simpliciter”. L’importante è che colui che sceglie questa vocazione ne tenga costantemente in mente il significato più antico (ad auxilium vocatus) e che non dimentichi mai che l’avvocato non è solo un maestro dell’arte oratoria, ma colui che è chiamato a portare aiuto ,nel processo, ad una delle due parti, affiancandosi, come esperto, al cliente che protegge, sino alla fine, con tutte le sue forze.

Prof.ssa Leonarda Oliva

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