L’educazione dei bambini deve basarsi su regole chiare
Da qualche anno a questa parte si leggono sui giornali o si ascoltano alla televisione sempre più frequentemente notizie di anziani maltrattati negli ospizi o di bambini delle scuole materne trattati dai loro insegnanti con eccessiva severità, tanto che spesso si parla di strattoni, schiaffi e violenze di vario genere.
La forza pubblica, allertata da sollecitazioni dei genitori, ha colto in flagrante i docenti a commettere soprusi sui loro alunni e sono scattate le punizioni, le sospensioni dall’insegnamento o addirittura l’arresto.
In questi giorni è avvenuto un caso analogo presso una delle Scuole materne di Cassino e, anche in questo caso, la polizia ha accertato con opportuni accorgimenti la flagranza del reato ed è scattata la sospensione di due educatrici.
Che cosa accade al nostro sistema educativo?
E’ mai possibile che con preoccupante frequenza educatori ed educatrici si servono in sede scolastica di sistemi e metodi oppressivi e violenti?
Sembra quasi che si sia ritornati alla scuola di un remoto passato, quando era lecito adoperare anche la frusta.
Chi non ricorda a tal proposito il “Plagosus Orbilius” di oraziana memoria?
Anche nell’Alto Medioevo si soleva dire a proposito dell’educazione dei fanciulli che per essi c’era bisogno di “pane e busse”, cioè bisogna pensare al loro nutrimento e, all’occasione, alla loro punizione corporale.
E’ vero tuttavia che oggi sussiste il problema del rapporto tra genitori ed insegnanti e che sovente tale rapporto è eccessivamente favorevole ai primi che si schierano sempre a fianco dei loro figli; li giustificano in ogni occasione e sono pronti a denunciare fatti ed esperienze scolastiche del tutto normali perché le ingigantiscono e le falsificano.
Quante volte nel napoletano si sono avuti casi di genitori che hanno malmenato gli insegnanti dei loro figli colpevoli di aver rivolto loro qualche rimprovero.
Con questo non si vuol dire che le violenze subite dai bambini delle scuole materne non debbano essere punite dalla legge, ma che ci sarebbe bisogno di un rapporto più stretto e di un colloquio più aperto tra genitori ed insegnanti ai fini di un’azione educativa più incisiva ed equilibrata: da un lato gli insegnanti dovrebbero amare, oltre che insegnare, gli alunni loro affidati, come diceva spesso il grande pedagogista Giovanni Gentile; e dal canto loro i genitori dovrebbero contribuire all’educazione dei loro figli in sede familiare con mano ferma e con regole chiare; dovrebbero contribuire ad ingenerare nell’animo loro che essi non possono avere sempre ragione e non debbono trovare sempre protezione in sede scolastica, ma imparare ad assumersi le loro responsabilità ed accettare di essere ripresi quando sbagliano.
Solo un rapporto di dedizione e di amore tra discente e docente, rafforzato da una collaborazione costruttiva e tenace da parte dei genitori può rendere l’azione educativa efficace e formativa della personalità dell’allievo.
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